Affogando in un bicchiere di Tom Waits

Affogando in un bicchiere di Tom Waits. Il rumore del sughero a contatto col vetro, tappo che gira, bottiglia aperta, liquido ambrato che scivola giù a riempire un bicchiere, Bourbon, l’ennesimo Bourbon, e nell’aria, uno dei pezzi più belli mai realizzati, “Kentucky Avenue”, vinile che gira, chi non conosce Tom Waits?

Un genio vivente, settantadue anni di vita, ventidue album all’attivo, e poi, collaborazioni, cinema, quanto altro?

Chilometri e chilometri, sulla Route 66, Pomona, Pomona potrebbe essere ovunque, o da nessuna parte, chilometri e chilometri, la Beat Generation costruì un muro, e se c’è qualcuno che quel muro l’ha sfondato ed è andato oltre, quello è proprio Tom Waits, ma io, come posso descrivervelo questo mostro di bravura?

Alla cerimonia per la sua introduzione nella “Rock and Roll Hall Fame”, Neil Young lo presentò dicendo: “Sono qui per descrivere un uomo che è indescrivibile…”, d’accordo, nessun essere umano è descrivibile, ma Tom Waits, non sembra nemmeno un essere umano, o forse, sembra tutti gli esseri umani del mondo, racchiusi in un corpo solo, la sua composizione chimica?

Tom Waits.

Tutto: jazz, blues, rock, country, classica, una storia musicale che lo vede cominciare con ballate melodiche, per trasformarsi in qualcosa di indefinibile, va ascoltato, per capire di cosa sto parlando, per capire la sua assurda evoluzione, bisogna partire dal primo album e arrivare fino all’ultimo, attraversando le storie della vecchia America, piene di ubriaconi, accattoni, matrimoni falliti, dispersi, militari, derelitti, e la poesia?

La poesia è ovunque

in un cielo stellato come nel rumore del motore di un vecchio trattore, e lo sfasciacarrozze, lo sfasciacarrozze è il paradiso, tanto Dio è partito, è fuori per affari, e no, non risponde al telefono, appoggio la cornetta sul tavolo, un bicchiere di Bourbon, l’ennesimo, “Tom Traubert’s blues”, un altro grande pezzo, viene quasi da piangere ad ascoltare il suono della voce di Tom: “… è come se fosse stata immersa in un tino di whisky, poi appesa in un affumicatoio per qualche mese e infine portata fuori e investita con una macchina…”. Così la descrisse il critico musicale Daniel Durchholz, e aveva ragione.

Provare a descrivere la voce di Tom Waits non è certo semplice. Illustrazione dell’artista anglosassone Jimmy Lockey.

“Coloro che si rifugiano nella realtà, hanno paura di affrontare le droghe…”, disse una volta Tom, decine di stanze vuote nella sua casa, una moglie incredibile che da anni lo affianca nel suo lavoro, sì, anche l’amore, la passione, la felicità, la sofferenza, il dolore, son droghe, sì, tutto ciò che crea dipendenza può esser considerato come droga.

Ascoltate Tom Waits e non ve ne pentirete, mai.

 

di Claudio Simoncini  

Deconstructing Claudio