Come vede la guerra un fiore? L’Arte di Aine E.Nakamura

Come vede la guerra un fiore? L’Arte di Aine E.Nakamura.

Aine E. Nakamura è una cantante, compositrice e artista performativa vincitrice quest’anno della seconda edizione di Biennale College Teatro, l’iniziativa che premia progetti di performance “site specific”. Nata a Bellevue, città della contea di King nello Stato di Washington, si è formata tra il Giappone, gli Stati Uniti e la Germania. Laureata in relazioni internazionali all’Università Jochi di Tokyo, ha poi studiato musica jazz e contemporanea negli States e si è laureata in Arte performativa alla New York University.

Al centro delle sue opere vi è il concetto di umanità. Riconoscere noi nell’altro, abbattere ogni frontiera.

Nei miei lavori perseguo sensibilità e spiritualità. Sono la canzone e sono la cantante.

Il punto di partenza: l’animismo. La natura che è divinità in ogni sua espressione, fonte di pace. Storie e immagini, oralità e poesia del corpo.

La gentilezza come Via: Aine E.Nakamura.
Come vede la guerra un fiore? L’Arte di Aine E.Nakamura. La gentilezza come Via. Credit: Aine E.Nakamura

È impossibile non vedere la delicatezza del Giappone in Aine E.Nakamura. Ma non fermiamoci alla superficie: sotto c’è molto di più. Aine E. Nakamura è giapponese e statunitense. Ma queste due coordinate si dissolvono nel messaggio di comunione con il mondo intero, di cui si fa portavoce. Oltre l’orientalismo, ci sono emozioni universali.

C’è la gentilezza, rivoluzionaria misura contro un modo maleducato, rude, indifferente, scostante e freddo. La delicatezza dell’animo che fluendo scalfisce anche la roccia più dura. La gentilezza si trasforma in resilienza, in strumento di riscatto, di cambiamento e di gioia. Contro ogni sopruso, ogni razzismo. L’Arte, come la natura, è un luogo d’amore in cui ritrovarsi.

“Sono un essere che occupa uno spazio artistico e intellettuale, che non può essere rinchiuso in nessuna cornice disciplinare o culturale”. 

E questo spazio artistico e intellettuale è ricco di pace, consapevolezza e meraviglia. 

L’Arte come speranza e crescita. Prendersi cura del proprio sé interiore, rivendicare il tempo, lo spazio, viverli e occuparli. Respirare. Connettersi con un’energia interiore sopita, ascoltando la natura intorno a sé. Percepire e percepirsi.

La gentilezza come Via: Aine E.Nakamura.
Come vede la guerra un fiore? L’Arte di Aine E.Nakamura. Credit: Same Pulse

Un luogo senza frontiere, muri, gerarchie, discriminazioni. La poesia del prendersi cura. 

Interiorità, dolore, malattia, sogno sono ingredienti di un’arte performativa in evoluzione, che è specchio di un’anima che non si arrende alla bruttezza ma che celebra un rapporto con la natura e con le persone fatto di purezza, rispetto e fiducia.

Domande soffici come neve, che divengono messaggi contro la violenza: come vede la guerra un fiore? L’Arte di Aine E.Nakamura è poetica della pace e della vulnerabilità, che sfida il modello di potere basato sull’esercizio della forza.

La gentilezza come Via: Aine E.Nakamura.
Come vede la guerra un fiore? L’Arte di Aine E.Nakamura. “Sotto un fiore senza nome”. Credit: Aine E.Nakamura

Arte come strumento di catarsi e (auto)guarigione. È quasi un’iniziazione misterica al supremo atto di amarsi, riconoscendo ciò che di divino è nascosto in noi e intorno a noi. Partendo dal dolore, per iniziare a conoscersi e comprendersi. Guarire dall’odio e abbracciare la pace. La via è tracciata: un percorso di ascolto cosmico, un cerchio che si chiude sulla fragilità dell’esistenza e sull’esigenza di stringere relazioni e connessioni positive, ricche di significato. 

“Piantiamo semi nella primavera delle montagne”.

Siamo solo noi a poter scegliere di nutrire l’amore. Spetta a ognuno di noi. 

Il Bello Odoroso Preraffaellita

Alchimie odorose e percezioni sensoriali: è il Bello Odoroso Preraffaellita, che coniuga naturalismo e simbolismo.

La “Confraternita dei Preraffaelliti” nasce nel 1848, in piena età vittoriana, con lo scopo di combattere contro l’arte dell’Accademia e riportare in auge i grandi artisti del Tre-Quattrocento, quelli “prima” di Raffaello.

I preraffaelliti sono artisti in cui fiori e piante divengono simboli che richiamano antiche e oscure arti alchemiche. Ma anche percezioni sensoriali: è il “bello odoroso” preraffaellita.

Un gruppo di giovani che dipinge utilizzando la “facture”, cioè la pennellata ben visibile, tracciata sulla tela per dare consistenza e fondere in modo euritmico gli elementi dell’immagine riprodotta. Le loro opere vogliono essere un ritorno all’arte primitiva, quella dalle linee semplici e armoniose, per riprodurre del vero ogni sfumatura, anche quella odorosa.

Così Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, Edward Burne-Jones, William Holman Hunt e John William Waterhouse (solo per citarne alcuni) fecero delle loro opere un vero e proprio campo di sperimentazione estetica e sensoriale.

Quella dei pre-raffaelliti è una pittura di stampo letterario-simbolista, come nella famosa opera Ophelia di John Everett Millais.

Il dipinto riproduce la morte di Ofelia (uno dei momenti più toccanti dell’Amleto di Shakespeare), un istante prima di annegare.

Ophelia
Il bello odoroso preraffaellita. Mentre Ophelia lascia la vita, intorno piante e i fiori appaiono ricche di colori e brillantezza.

Nell’Ophelia tutti i fiori rappresentati sono simbolici: c’è il rosmarino e ci sono viole del pensiero che alludono al ricordo e alla memoria; c’è la pianta del finocchio selvatico che allude all’adulazione, la ruta che simboleggia il pentimento, le margherite, segno di innocenza e purezza; ci sono i papaveri rossi simbolo di sonno e di morte.

“Il bello odoroso” preraffaellita coniuga così il naturalismo con la condivisione di turbamenti simbolisti. In una continua ricerca verso l’estetismo tout court, che ogni pittore interpreta secondo la propria personale sensibilità artistica.

Dante Gabriel Rossetti, ossessionato dall’immagine della moglie Elisabeth Siddal, sua Musa, morta in giovane età per un’eccessiva quantità di laudano, la riproduce idealizzandola e rappresentandola in moltissimi dei suoi quadri. La dipinge come la Beata Beatrix (riferimento alla Vita Nova, lui conoscitore dell’opera dantesca fin dalla giovane età): ‘Quella beata Beatrice che gloriosamente mira alla faccia di colui qui est per omnia soecula benedictus”, o come Pia de’ Tolomei, ricercando in lei quella donna angelicata, pura ed eterna.

E sempre la simbologia floreale che tutto racchiude in sé come nella Venere Verticordia, dipinta nel 1868, circondata da gigli simbolo di castità e le rose simbolo di eterna ma fugace bellezza, di passione e tormento.

Una donna che nasconde in sé due “volti”: ha i capelli rossi, quindi simbolo e richiamo diretto alla stregoneria, ma ha anche l’aureola a cingerle il capo, rappresentazione simbolica del sincretismo pagano – cristiano.

Il bello odoroso preraffaellita. Venere Verticordia, una donna che nasconde in sé due “volti”

Il bello odoroso diviene così vero e proprio oggetto di contemplazione, sottoposto al giudizio dello spirito e del proprio naso. Perché l’immagine sia vocazione alla contemplazione e rievocazione del mondo dello spirito, stimolo alla produzione artistica.

 

Il bello odoroso preraffaellita. «Per certi profumi, violenti, ogni materia è porosa. Filtrano, si direbbe, attraverso il vetro o la tela» (C. Baudelaire, Les fleurs du mal).

 

di Mariaclara Menenti Savelli (Editore di Kressida, Storico dell’Arte e Critico Letterario)