Mahler e il linguaggio odoroso dell’amore nei Lieder

Mahler e il linguaggio odoroso dell’amore nei Lieder. Gustav Mahler mette in musica sei lied, tra il 1901 e il 1904, tratte da una raccolta di ben 448 liriche, composte tra 1833 e il 1834 dal poeta Friedrich Rüchert.

Il lied (dal tedesco lieder, vicino al latino lauda) è un componimento vocale con testo strofico spesso di natura popolare, cioè poesia in musica.

Mahler e il linguaggio odoroso dell’amore nei Lieder – le tematiche dei lieder sono tipicamente romantiche

Genere tipicamente legato al Romanticismo per le tematiche trattate (amore, dolore, perdita, abbandono) permane fin oltre il 1800, nella rivalutazione di una poesia più intimista e personale. La linea melodica, facilmente cantabile, rispecchia la regolarità dello schema metrico del testo, espressione di sentimenti ed emotività.

Tra i più conosciuti i Lieder di Schumann, Mendelssohn, Beethoven, Brahms, e soprattutto di Schubert.

Mahler e il linguaggio odoroso dell’amore nei Lieder – Tra i più conosciuti autori del genere ci sono Schumann, Mendelssohn, Beethoven, Brahms, e soprattutto Schubert. I lieder di Mahler mostrano però caratteristiche uniche.

Il ciclo liederistico composto da Mahler, invece, costituisce un unicum nella sua vasta produzione musicale.

Io respiravo un dolce profumo
C’era nella stanza un ramo di tiglio,
un dono di mano amata.
Com’era soave il profumo di tiglio,
com’è soave il profumo di tiglio,
il rametto di tiglio che, gentile, mi hai dato.
Respiro piano nel profumo di tiglio,
dell’amore il dolce profumo.

Ich atmet’ einen linden Duft (Respiravo un dolce profumo) è quasi l’epifania del tragico evento che colpirà Mahler anni dopo (sua figlia primogenita morirà per scarlattina) in una Natura ancora benigna, in cui si odono e si respirano piccole sensazioni, ed emozioni.

Protagonista un ramo di tiglio, simbolo del sogno e dell’eternità, di cui si coglie l’essenza attraverso un profumo tenue e delicato, che si trasforma nella fragranza toccante dell’amore, tra suoni di arpa, corni e dolci virtuosismi dei violini.

Mahler e il linguaggio odoroso dell’amore nei Lieder: una parola poetica che attraverso la sonorità dei versi svela il mistero degli odori e delle piccole cose della Natura. E la sensazione olfattiva diventa informazione, tra sogno e realtà.

Mahler e il linguaggio odoroso dell’amore nei Lieder – il potere evocativo dell’olfatto 

L’anima la riceve, la confronta con le sensazioni passate, la mescola ai ricordi, aprendo la visione del presente. E quale suggestione ha un potere più evocativo e al contempo più misterioso delle parole dell’olfatto?

 

di Mariaclara Menenti Savelli (Editore di Kressida, Storico dell’Arte e Critico Letterario)

Affogando in un bicchiere di Tom Waits

Affogando in un bicchiere di Tom Waits. Il rumore del sughero a contatto col vetro, tappo che gira, bottiglia aperta, liquido ambrato che scivola giù a riempire un bicchiere, Bourbon, l’ennesimo Bourbon, e nell’aria, uno dei pezzi più belli mai realizzati, “Kentucky Avenue”, vinile che gira, chi non conosce Tom Waits?

Un genio vivente, settantadue anni di vita, ventidue album all’attivo, e poi, collaborazioni, cinema, quanto altro?

Chilometri e chilometri, sulla Route 66, Pomona, Pomona potrebbe essere ovunque, o da nessuna parte, chilometri e chilometri, la Beat Generation costruì un muro, e se c’è qualcuno che quel muro l’ha sfondato ed è andato oltre, quello è proprio Tom Waits, ma io, come posso descrivervelo questo mostro di bravura?

Alla cerimonia per la sua introduzione nella “Rock and Roll Hall Fame”, Neil Young lo presentò dicendo: “Sono qui per descrivere un uomo che è indescrivibile…”, d’accordo, nessun essere umano è descrivibile, ma Tom Waits, non sembra nemmeno un essere umano, o forse, sembra tutti gli esseri umani del mondo, racchiusi in un corpo solo, la sua composizione chimica?

Tom Waits.

Tutto: jazz, blues, rock, country, classica, una storia musicale che lo vede cominciare con ballate melodiche, per trasformarsi in qualcosa di indefinibile, va ascoltato, per capire di cosa sto parlando, per capire la sua assurda evoluzione, bisogna partire dal primo album e arrivare fino all’ultimo, attraversando le storie della vecchia America, piene di ubriaconi, accattoni, matrimoni falliti, dispersi, militari, derelitti, e la poesia?

La poesia è ovunque

in un cielo stellato come nel rumore del motore di un vecchio trattore, e lo sfasciacarrozze, lo sfasciacarrozze è il paradiso, tanto Dio è partito, è fuori per affari, e no, non risponde al telefono, appoggio la cornetta sul tavolo, un bicchiere di Bourbon, l’ennesimo, “Tom Traubert’s blues”, un altro grande pezzo, viene quasi da piangere ad ascoltare il suono della voce di Tom: “… è come se fosse stata immersa in un tino di whisky, poi appesa in un affumicatoio per qualche mese e infine portata fuori e investita con una macchina…”. Così la descrisse il critico musicale Daniel Durchholz, e aveva ragione.

Provare a descrivere la voce di Tom Waits non è certo semplice. Illustrazione dell’artista anglosassone Jimmy Lockey.

“Coloro che si rifugiano nella realtà, hanno paura di affrontare le droghe…”, disse una volta Tom, decine di stanze vuote nella sua casa, una moglie incredibile che da anni lo affianca nel suo lavoro, sì, anche l’amore, la passione, la felicità, la sofferenza, il dolore, son droghe, sì, tutto ciò che crea dipendenza può esser considerato come droga.

Ascoltate Tom Waits e non ve ne pentirete, mai.

 

di Claudio Simoncini  

Deconstructing Claudio