• ECOLOGIA • SCIENZE & NATURA 10 FEBBRAIO 2023
Anche le piante “traslocano”
di Anna Stella Dolcetti
Per far fronte ai cambiamenti climatici, boschi, giungle e foreste si spostano verso aree ecologicamente migliori, trascinando con sé interi ecosistemi.

Anche le piante “traslocano”. Per far fronte ai cambiamenti climatici, boschi, giungle e foreste si spostano verso aree ecologicamente migliori, trascinando con sé interi ecosistemi.
Una ricerca condotta da Jenny McGuire, della School of Biological Sciences di Georgia Tech ha messo in luce i meccanismi coinvolti in questi “viaggi”.

Come reagiscono le piante alle minacce climatiche?
Come rivelatoci dalle più recenti ricerche della neurobiologia, la vita vegetale possiede una sua intelligenza ed è dotata di capacità comunicative sorprendenti, sulle quali gli scienziati hanno iniziato soltanto da pochi anni a farsi un’idea.
Le piante sono “problem solver” d’eccezione e queste capacità si rivelano fondamentali di fronte alle minacce ambientali, tra cui l’inquinamento e i repentini cambi di temperatura.

Rifugi climatici
Il team interdisciplinare di Jenny McGuire ha analizzato il comportamento passato di interi sistemi vegetali di fronte a eventi distruttivi e massicce variazioni climatiche, in aree molto diverse tra loro, dalla Cina al Texas, fino alla Norvegia. I risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) e hanno dimostrato come le connessioni tra membri diversi di uno stesso ecosistema (non solo diverse specie di piante ma anche gli animali che in quell’habitat vivono e sopravvivono) sia responsabile dell’elaborazione di complesse strategie di difesa e persino di interi “traslochi” verso terre dalle condizioni più favorevoli: veri e propri rifugi climatici, dove sebbene le condizioni siano diverse rispetto all’ecosistema originale, gli equilibri si ricreano e la biodiversità complessiva persiste.
Il ruolo della biodiversità
Alcune specie mostrano una resilienza maggiore e una maggiore inclinazione a spostarsi per ripristinare le proprie naturali capacità di rigenerazione, portando con sé anche le specie animali che da esse dipendono per assolvere alle proprie necessità alimentari e trovare riparo. Ancora una volta, come accaduto in passato con altre analisi svolte sulla resistenza dei coralli alle ondate di calore estremo, è la biodiversità a fungere da protezione attiva nei confronti degli scenari più incerti.
Più un ecosistema è ricco in termini di diversità, più sono complesse le interazioni, più esso possiede risorse per far fronte al cambiamento.

Il modo in cui questi meccanismi agiscono e si sviluppano è ancora oggetto di ricerca, ne sappiamo davvero poco e soprattutto non ci è chiaro quale sia il tempo minimo limite all’interno del quale può verificarsi un meccanismo di resilienza simile. In altre parole: se i cambiamenti avvenissero troppo in fretta, rischieremmo di vanificare anche questa possibilità. Per queste ragioni, occorre difendere la biodiversità e se vogliamo aumentare le nostre chance di sopravvivere al disastro ecologico, diventa un imperativo globale.
Una tematica scientifica, economica, sociale e individuale
Oggi il 75% dei territori terrestri è minacciato dal cambiamento climatico. Una minaccia direttamente connessa ai nostri modelli economici e sociali. Delegare alla scienza la risoluzione dei problemi non basta, occorre che queste tematiche diventino parte della discussione sulla gestione dei territori e delle risorse:
“L’identificazione di strategie per consentire a piante e animali di navigare in questi scenari in mutamento richiede piani di conservazione che riconoscano e integrino la complessità di questi problemi in modo socialmente esplicito”.
Occorre anche che esse si integrino nella nostra riflessione su stili di vita e consumo:
“L’impronta umana globale si sta espandendo perché i bisogni si stanno espandendo”.
Per approfondire: J.L. McGuire, A.M. Lawing, S. Díaz e N.C. Stenseth, The past as a lens for biodiversity conservation on a dynamically changing planet, PNAS, 6 febbraio 2023
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