• LETTERATURA • ORIENTE • SCUOLA DI SCRITTURA 14 APRILE 2022
A occhi chiusi ascoltiamo la musica interiore (II parte)
di Mariaclara Menenti Savelli
Prosegue il nostro viaggio attraverso l’Arte della Scrittura. In questa seconda parte parliamo di Ispirazione, Terrore e Conclusione.

“A occhi chiusi ascoltiamo la musica interiore (II parte)” è il proseguo del nostro viaggio attraverso la scrittura. Arte e pratica, percezione di noi stessi e del mondo, talento e scoperta del nostro Io più intimo. Dal III secolo a oggi, per un percorso che vedrà protagonisti scrittori, poeti, critici, filosofi e che ci permetterà di esplorare angoli nascosti e prospettive inedite. Oggi parliamo di: ispirazione, terrore, conclusione.
Leggi qui la prima parte

Ispirazione
Riflessioni sull’ “Arte della scrittura” del poeta cinese Lu Ji, III secolo d. C.
Sull’ispirazione
Giunge il momento in cui le emozioni
Ci soffocano, anche se ogni stimolo
richiede risposte;
ci sono le volte in cui
lo spirito si paralizza.
Lo scrittore si sente come morto
[…] Come il letto di un fiume in totale siccità.
Spesso ci si domanda: cos’è l’ispirazione e come può permettere di respirare a pieni polmoni o soffocare anche il più intraprendente, vigoroso, temerario spirito che a lei sola si affida?
L’ispirazione (dal latino tardo inspiratio, da inspirare) può essere ricondotta all’idea di un intervento divino che permetta l’azione del pensare, in modo da rivelare la verità nascosta delle cose.

L’ispirazione è talento, curiosità, vocazione, esperienza, tecnica.
Occorre così sondare il nostro spirito, la nostra anima, sprofondare nel più oscuro degli abissi per poter riemerge e portare alla luce quei pensieri più difficili da accettare, quelli più delicati, prepotenti, ingombranti, quelli che si trasformeranno in parola scritta.
L’ispirazione è cercare la verità che è dentro di noi e darle voce, in un percorso continuo, giornaliero, incessante, perché lo scrittore senta di nuovo, sotto i suoi piedi, scorrere le acque tempestose di un fiume in piena.
Terrore
Temo che il mio calamaio
possa asciugarsi
che le parole giuste
siano quelle introvabili.
Voglio rispondere all’ispirazione
di ogni momento.
Quale è la cosa che fa più paura a chi si avventura lungo il cammino della scrittura? Pensare di non avere più nulla da dire.

Che la mente diventi all’improvviso un campo sterile, un deserto di sassi arrotondati dal vento, senza più punte aguzze, asperità, sorprese. Che svegliandosi una mattina ci si accorga che quella scintilla che bruciava dentro, si sia improvvisamente e irrimediabilmente spenta e che le parole, da strumenti pronti a incidere, sia siano trasformate in materia molle, deformabile, inefficace, non più capaci di uscire allo scoperto.
“E incalzare le emozioni è un errore che induce errore” ribadisce Lu Ji.
Ma come fare se il terrore ci assale? Se l’angoscia di non riuscire più a dare forza ai propri pensieri diventasse abitudine? Forse tornare a penetrare il mistero che unisce noi alla scrittura, che tiene saldamente avvinghiati intelletto e animo, quello che ci permette ogni giorno di attraversare la soglia che separa i nostri pensieri più veri dalle nostre parole.
Conclusione
L’uso della scrittura è base di ogni principio
Essa percorre distanze infinite
E nulla al mondo può fermarla.
Scende come pioggia dalle nuvole
[…]
Canta nel flauto e nelle corde
E ogni giorno ne esce rinnovata.
La scrittura: dal latino scriptūra, part. pass. del verbo scribĕre, che anticamente indicava il segnare lettere e parole con lo stilo su tavolette di cera, è diventata l’attività o l’arte dell’esprimersi, fino ad appropriarsi dell’abilità giocolieristica di giudicare le realtà e gli altri, in un divertimento fatto di rimandi, sottintesi, retoriche adulazioni.

La scrittura è un’arte e come tutte le arti non conosce se stessa mai fino in fondo.
Spesso si decontestualizza e diviene narrazione forzatamente oggettiva ma profondamente distaccata, o si fa partecipe, alludendo a sentimenti e a sensazioni che si confidano come condivise, o si frammenta, si spezzetta, si frantuma per raccontare realtà, un altrove soggettivo e prepotentemente evocativo.
La scrittura è farsa del quotidiano, finzione ed enfasi, piacere puro, virginale o contaminazione di idee volutamente provocatorie o è delicatamente attenta, sottile, persuasiva.
La scrittura, l’arte dello scrivere, comunque si esprima, racchiude noi stessi, a volte poco, a volte interamente ma, ricordiamolo, mostra sempre chi siamo, racchiusi dentro un lungo e complesso flusso di coscienza o in un piccolo, breve ed emozionante haiku.
di Mariaclara Menenti Savelli (Editore di Kressida, Storico dell’Arte e Critico Letterario)