• ARTE • FILOSOFIA & NEUROSCIENZE • LETTERATURA 24 MARZO 2022
“Abbassare le stelle al mio livello”.
di Mariaclara Menenti Savelli
Il magico perduto di Dylan Thomas. Un artista nel senso più completo e assoluto.

“Abbassare le stelle al mio livello”: il magico perduto di Dylan Thomas.
Dylan Thomas è stato un artista nel senso più completo e assoluto. Poeta maledetto, gallese di nascita, alcolista per vocazione, inesauribile scrittore, letterato, pensatore libero, animo straziato da un dolore costante, solo a tratti punteggiato da un “umano” esasperato, ha fatto di sé una lirica vivente.
Gli artisti, si sono accinti, sebbene inconsciamente, a dimostrare una di due cose: o che sono pazzi in un mondo sano di mente, o che sono sani di mente in un mondo pazzo. A pochi è stato concesso di pervenire a una fusione perfetta tra follia e sanità mentale, e tutto è sano di mente tranne ciò che noi facciamo pazzo, e tutto è pazzo tranne ciò che noi facciamo sano di mente.
Dylan Thomas nasce a Swansea nel 1914 e inizia da giovanissimo, malgrado l’adesione al “nuovo romanticismo”, a praticare una poesia che reca evidenti influssi di Hopkins e Joyce. Twenty-five poems e The map of love, e A portrait of the artist as a young dog, poesie legate ai ricordi dell’infanzia, gli garantiscono buoni riconoscimenti.

Il suo stile è complesso e ricco di ambigue oscurità, come l’estetica geometrica con cui disegna e delinea, a volte, i limiti delle parole.
L’apparente rigore si fonde con una ricerca spasmodica di musicalità in uno sviluppo progressivo che tende verso inconsuete traiettorie, tutte oppositive:
E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego.
Non andartene docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morire della luce.
E i pensieri del poeta suonano come una eco nelle lettere che continua a scrivere, a rivedere, a tracciare come un cammino che conduce sempre verso segmenti di contrasto, inevitabili scontri emotivi.

La poesia dovrebbe essere, in primo luogo, un documento o una narrazione, di tutti gli eventi emotivi tra il venire e l’andare, il formarsi e il dileguarsi, della gelosia, gelosia scaturita dall’orgoglio e uccisa dall’orgoglio, tra l’assenza e il ritorno del personaggio cruciale della narrazione, tra la guerra della sua assenza e l’armistizio della sua presenza.
Una lirica tormentata e a tratti ironica, volutamente offuscata da ricordi e allucinazioni:
A volte scrivo da sobrio e correggo da ubriaco, a volte scrivo da ubriaco e correggo da sobrio”, paradossi e ossimori “Dopo la prima morte non ve ne sono altre.
La categoria dell’enigma è sempre in agguato. Lo svelare sentimenti e situazioni non appartiene al suo sentire, perché nella forza della sua lingua scritta si innestano ricorsività mentali e, come un giocatore esperto, Thomas sa che ogni codice scritto rappresenta la spina dorsale dell’interpretazione e dovrà essere il lettore a svelarlo, a interpretarlo secondo le proprie conoscenze e abilità. Meccanismo potente, che lega parole comuni a situazioni non convenzionali, combinazioni di parole nuove con concetti solo potenzialmente etichettabili.

Non si abbassa al gioco del semplice, non si rifugia nelle spiegazioni (sarebbe impossibile per lui) ma usa mezzi espressivi che riproducono antagonismo di sensazioni ed emozioni, lucidità e apparente tenebra:
E la morte non avrà più dominio.
I morti nudi saranno una cosa
Con l’uomo nel vento e la luna d’occidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;
Benché impazziscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
E la morte non avrà più dominio.
Dylan Thomas è l’umanità condensata in un’abilità linguistica che è conoscenza condivisa, che produce forme e contenuti che ci rendono sensibili, anche al di là della loro comprensione:
Si tratta, lo ammetto, di cose poco attraenti, con le loro immagini quasi totalmente anatomiche. Ma difendo lo stile, il susseguirsi forse tedioso di sangue e ossa, gli inesauribili paragoni tra le correnti nelle vene e le luci negli occhi, […] e mi rendo conto come mi sia impossibile sollevarmi all’altezza delle stelle, e come sia costretto, per conseguenza, ad abbassare le stelle al mio livello e ad includerle nel mio universo materiale.
di Mariaclara Menenti Savelli (Editore di Kressida, Storico dell’Arte e Critico Letterario)